mercoledì 4 dicembre 2013

A.S.G.I. esprime il proprio cordoglio per le vittime della tragedia avvenuta a Prato

03.12.2013


Quanto accaduto deve far riflettere le Istituzioni su ciò che accade nei luoghi di lavoro e sul livello di attenzione verso un fenomeno che da sempre è sotto gli occhi di tutti, anche di quelle amministrazioni che soltanto dopo fatti di questo genere gridano all'orrore, ma che fino a ieri dimenticavano i diritti di quei lavoratori che prestano la propria attività in condizioni para-schiavistiche alle dipendenze di datori di lavoro anche e più spesso, è opportuno ricordarlo, italiani.
Lo sfruttamento lavorativo è un fenomeno tanto diffuso – e non solo nei capannoni cinesi ma anche nelle campagne, nei cantieri, talvolta all'interno delle mura domestiche - quanto ancora oggi sommerso e spesso dimenticato.
Leggiamo in queste ore che “il Consiglio comunale chiederà all’unanimità provvedimenti specifici, anche di natura legislativa, per fronteggiare le nuove forme di schiavismo il lavoro nero, il mancato rispetto delle regole sulla sicurezza e la fiscalità”.
E' allora necessario ricordare che la normativa a tutela del lavoratori migranti vittime di tali forme di sfruttamento c'è: la direttiva europea 52/2009, recante norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti dei datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, contiene precise disposizioni a tutela dei lavoratori vittime di grave sfruttamento. L'Italia ha recepito con ritardo di oltre un anno la direttiva, con il D.Lgs. 109/12, peraltro traducendo in termini palesemente riduttivi le sue disposizioni (ad esempio, escludendo i casi di sfruttamento riferiti a datori di lavoro che occupano meno di quattro lavoratori irregolarmente soggiornanti, quindi escludendo a priori i fenomeni di grave sfruttamento diffusi nelle piccole imprese subappaltatrici e quelli non certo isolati nell’ambito del lavoro domestico) ed adottando norme non altrettanto efficaci e idonee a fornire adeguata tutela alle vittime di questo fenomeno. Si tratta inoltre di una disciplina poco conosciuta e ancora molto scarsamente applicata; non a caso, dal momento che, a tutt’oggi, non risultano essere state emanate le essenziali istruzioni operative per l’applicazione ed il coordinamento da parte degli uffici istituzionali competenti. A poco servono i proclami di fermezza se poi i fatti dimostrano che l’inefficienza produce in pratica la tolleranza.
Le cronache riportano dei controlli nelle aziende - controlli che comunque dovrebbero essere più massicci e continui - ma non riportano mai della sorte dei migranti costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento. Si finge di non sapere che a nulla serve lamentare l’omertà delle vittime se queste non sono messe concretamente in condizione –come dispone la direttiva- di non vivere nascoste, magari negli alloggi di fortuna che solo gli sfruttatori o i loro intermediari hanno interesse ad offrire, e di essere tutelate a fronte della cooperazione nelle denunce.

ASGI chiede:

- che la normativa a tutela dei lavoratori migranti venga implementata mediante un effettivo recepimento della direttiva 52/09UE;

- che vengano realmente applicate le norme attualmente vigenti in favore delle vittime di forme di sfruttamento nell'ambito del lavoro, rispettando l’obbligo di informare sistematicamente queste ultime relativamente ai loro diritti;

- che venga favorita la formazione del personale ispettivo preposto ai controlli sui luoghi di lavoro e vengano altresì adottate concrete misure di coordinamento finalizzate ad assicurare l’indispensabile sinergia tra personale ispettivo, forze di polizia e autorità giudiziaria, nonché la collaborazione ed il sostegno nei confronti delle organizzazioni del privato sociale impegnate nel contrasto dello sfruttamento;

-che la cooperazione con gli stati di provenienza degli immigrati non venga rafforzata solo per quanto concerne l’esecuzione dei provvedimenti di allontanamento ma anche in relazione alla repressione della tratta e dello sfruttamento. 

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