mercoledì 17 luglio 2013

verbale dell'incontro con la Coordinatrice per la lotta alla tratta dell’OSCE, Maria Grazia Giammarinaro


Verbale incontro del 15/07/2013
Parlamento Europeo Roma
Incontro con associazioni che hanno in gestione progetti contro la tratta

Presenti:
MG Giammarinaro, Rappresentante speciale OSCE sulla tratta.
Rappresentanti di varie associazioni.
Successivamente al confronto con le autorità di Governo, il rapporto relativo a questi incontri, verrà pubblicato sul sito dell’OSCE.

Criticità emerse

  • Ci sono fondi solo per 3. 700.000 euro per art. 13 e 18.

  • Ne mancano quindi 4 milioni e 300 mila per dare il via al bando nazionale che sarebbe dovuto uscire il 15 luglio 2013.

  • La Commissione tratta, che gestisce i fondi, non è stata rinnovata con l’attuale Governo.

  • Mancano strumenti giuridici di tutela e protezione per le vittime, soprattutto in grado di aggredire lo sfruttamento lavorativo. L’articolo 18 lo cita come “sfruttamento particolare”.

  • Le risorse per la tassa sui rinnovi dei P.S. e le pratiche per la cittadinanza, raccolte attraverso una “tassa di scopo” per evitare l’anticostituzionalità, quindi utilizzabile per politiche sull’immigrazione, sono state invece “sequestrate” dal Ministero dell’economia che non le ha utilizzate per lo scopo indicato. Si stima si tratti di circa 4 milioni.

  • Altri 140 milioni si aggiungono alla cifra, provenienti dal ricavato della tassa forfettaria di 1.000 euro richiesta per la sanatoria di settembre 2012, anche questi sequestrati dal Ministero dell’economia per altri scopi.

  • I procedimenti penali sono quasi tutti archiviati, spesso non vengono effettuate le indagini dalla procura, fuori dalla Regione di provenienza della denuncia.

  • La tutela della vittima è inesistente, si cerca la corresponsabilità e se è presente emergono difficoltà nell’applicazione dell’art. 18.

  • Emerge la criticità della partecipazione ai bandi per la gestione dei progetti tratta: la tutela delle vittime non può essere legata alla partecipazione al bando, in quanto nelle Regioni in cui gli Enti Istituzionali decidono di non aderire, capita che i territori restino scoperti, vedi Regione Lazio.

  • L’approccio solito di presentazione dei risultati basato sui numeri delle vittime sottratte alle reti di sfruttamento non paga, occorre a questo aggiungere la comunicazione sui costi socio sanitari che lo stato risparmia attraverso il lavoro svolto dagli Enti che gestiscono le vittime (es: acceso ai servizi sanitari: prevenzione HIV).

  • Assenza di campagne di sensibilizzazione sullo sfruttamento e sulla domanda.

  • Dall’accoglienza si è passati all’approccio repressivo/contenitivo dei fenomeni.

  • La poca appetibilità del P.S. art.18 a fronte dello Status di rifugiato anche nella fase di richiesta che prevede tempi molto più lunghi di regolarizzazione.

  • Manca un sistema antitratta capace di sostenere la vittima prima, durante e soprattutto dopo, solo poche Regioni tra cui Emilia Romagna, Piemonte, Marche hanno fondi per il sostegno e l’inserimento lavorativo (Asse 3) le altre Regioni attingono dai fondi art.18.


Proposte

  • Ripristino della Commissione tratta non rinnovata dal DPO.
  • Continuità dell’intervento sociale con un sistema simile al quello SPRAR (bando triennale, se non è possibile parlare di servizio).
  • Possibilità di gestione di un piano nazionale tratta con finanziamento plurifondo o con fondo interministeriale, aderente ai vari ministeri interessati: es. Min. Lavoro, Politiche sociali, Pari opportunità e Sanità, etc… e definirne i ruoli di competenza.
  • L’utilizzo dei programmi comunitari in maniera strutturata.
  • Sui fondi interministeriali si potrebbe sensibilizzare il Ministero relativo alla cooperazione internazionale sul tema della tratta.
  • Occorre il pieno coinvolgimento, per quel che riguarda la lotta alla tratta, dei Ministeri degli Esteri per la coop. internazionale, della Sanità per la prevenzione sanitaria e la tutela della salute e del Lavoro per l’integrazione attraverso gli inserimenti lavorativi.

Riflessioni Giammarinaro
  • Occorre un intervento di qualità dell’osservatorio internazionale sulla tratta: l’art. 18 è rimasto isolato, abbiamo una situazione paradossale, cioè l’esperienza di gestione avanzata e attenta alla complessità del fenomeno ma che rischia di implodere in mancanza di un’adeguata politica a sostegno delle azioni negli anni consolidate. Non siamo stati in grado di promuovere le nostre buone pratiche all’esterno, quindi oggi l’esperienza avanzata rischia di implodere e restare imprigionata in un ambito limitato; sappiamo che le questioni della tratta sono interconnesse con le questioni relative all’asilo politico, occorre quindi individuare una regia adeguata a tale complessità.
  • Occorre una riflessione sulla normativa, è arrivato il momento di proporre un cambiamento sostanziale nella gestione del sistema, senza chiudersi in atteggiamenti difensivi da parte degli enti che fino ad ora si sono occupati di tratta.
  • C’è il rischio che trasferendo le competenze ad un Ministero, es. Lavoro, si perda la giusta attenzione al tema della tratta, cosa garantita in questi anni, dal Dipartimento alle pari opportunità.
  • Per lei la tratta è un fenomeno governato dal profitto, non dalla domanda. L’elemento trainante è il guadagno degli sfruttatori; non è colpa del cliente, della donna che compra vestiti a basso costo o di chi cerca un organo perche’ gli restano sei mesi di vita. Questo spiega come la tratta oggi sia una definizione ad ombrello sotto cui stanno fenomeni estremamente complessi e diversificati tra loro: la tratta per espianto di organi ad esempio, crea vittime con esigenze molto diverse dalla vittima di sfruttamento sessuale lavorativo. Sfruttamento lavorativo, sessuale e prelievo organi sono ambiti completamente diversi e hanno bisogno di operatori formati e specializzati, c’è bisogno di interventi cuciti a pennello sulle vittime, quindi ciò che paga è un intervento individualizzato, spostando il focus sulla persona, non tanto sull’organizzazione del servizio. Cioè è il servizio a dover essere strutturato sulle necessità della vittima, relativamente alle differenti esigenze specifiche. Questo non significa però smettere di lavorare sulla domanda, bisogna insistere sul cambiamento culturale, magari con una proposta importante di lavoro nella formazione e nella scuola da inserire in un finanziamento complessivo.
  • Ha intenzione di rilanciare politicamente il problema tratta, si preoccuperà di segnalare fortemente questa emergenza al Governo, in quanto all’ordine del giorno come problema sociale oltre che come problematica criminale. Questione che interessa le condizioni di vita e di lavoro per almeno 800.000 persone nella sola Comunità Europea, di cui alcune decine in Italia, dai dati OSCE.
Verbale a cura di Dora Casalino e Valentina Bellotti

Nessun commento:

Posta un commento